La bioarchitettura è un'architettura ispirata ai principi vitali, una tecnica il cui obiettivo è quello di realizzare abitazioni progettate come organismi viventi. Gli edifici costruiti con le regole della bioarchitettura sono abitazioni che stabiliscono un rapporto equilibrato con l'ambiente in cui si inseriscono e con coloro che ospitano.
Con il termine bioarchitettura si indica una "filosofia" del costruire, del ristrutturare e dell'abitare che risponde alle esigenze del bios, della vita. Infatti nella realizzazione di un progetto di bioarchitettura si presta particolare attenzione non solo alla tutela dell'ambiente e del paesaggio che ospita la struttura, ma anche agli aspetti culturali, sociali ed economici degli utenti.
Si riconosce di fatto come il degrado ambientale e paesaggistico, che si osserva in particolare nelle nostre città, sia dovuto in gran parte all'architettura convenzionale che non pone attenzione alle forme, ai materiali e agli impianti che realizza; nell'attuare un progetto di bioarchitettura, invece, si cerca di fornire soluzioni alternative con azioni efficaci per ridurre l'impatto ambientale ed i fenomeni d'inquinamento.
Nella bioarchitettura l'obiettivo principale della progettazione di spazi per il vivere quotidiano è quello di definire luoghi che rispettino le esigenze ed i bisogni di coloro che li andranno ad abitare, dove sono importanti il risparmio delle risorse ambientalie soprattutto il benessere psicofisico degli utenti, mentre nell'architettura convenzionale i parametri principali assunti nella definizione del progetto sono per lo più di natura tecnica ed economica e hanno poco a che fare con le esigenze di coloro che andranno a vivere gli spazi in questione.
La bioarchitettura rappresenta un tentativo di riunificare una molteplicità di discipline legate all’architettura e alla tecnologia edile, finalizzato ad assicurare la realizzazione di un organismo edilizio capace di creare idonee condizioni di salubrità e cercare di ridurre gli impatti con l’ambiente e lo sperpero o il cattivo utilizzo delle risorse ambientali. La bioarchitettura dunque è l’idea filosofica da cui derivano tutte le altre definizioni (bioedilizia, architettura sostenibile, bioclimatica) e, sostanzialmente, individua un approccio ad una progettazione integrata che tiene conto di tutti quei fattori che consentono la realizzazione di ambienti sani ed a misura d’uomo. Si fonda su alcune semplici ma importanti regole di sostenibilità e di equilibrio tra costruzioni ed ambiente in modo da soddisfare le esigenze dell’uomo di oggi senza compromettere quelle delle future generazioni. Compito della bioarchitettura è quello di sviluppare progetti per il risparmio produttivo, prestando attenzione al ciclo di vita dei materiali ed al valore del loro riuso e riciclo. Ma le proposte progettuali di utilizzo dei materiali compatibili con l’ambiente ed accettabili socialmente ed economicamente richiedono contemporaneamente un nuovo modo di fare architettura, basato su principi che vanno diffusi per determinare opportuni cambiamenti socio-culturali ed un nuovo modo di essere del progettista-costruttore.
Alcuni dei principi progettuali alla base della bioarchitettura sono:
- ottimizzare il rapporto tra l'edificio ed il contesto per rispettare lo spirito del luogo;
- privilegiare la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo;
- salvaguardare l'ecosistema;
- impiegare le risorse naturali (acqua, vegetazione, clima);
- non causare emissioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti);
- concepire edifici flessibili e riadattabili nel tempo con interventi di ampliamento o cambiamento di destinazione d'uso;
- prevedere un diffuso impiego di fonti energetiche rinnovabili;
- utilizzare materiali e tecniche ecocompatibili, preferibilmente appartenenti alla cultura materiale locale.
Affinché tali principi possano integrarsi tra loro è necessaria una progettazione che si avvalga del contributo di numerosi specialisti. L'industria delle costruzioni ha un forte impatto ambientale a causa dell'altissimo consumo energetico, delle sue emissioni nell'atmosfera, dell'inarrestabile consumo del territorio e del diffuso utilizzo di materiali di origine petrolchimica che determinano gravi problemi di inquinamento durante tutto il loro ciclo di vita.
Fine primario della bioarchitettura è dare all'edilizia un nuovo indirizzo rivolto al rispetto delle esigenze dell'abitante e dell'ambiente.
Contestualizzazione dell’abitazione nel luogo in cui viene costruita
Compito primario della bioarchitettura, come afferma il grande architetto Christian Norberg Schulz, è “creare luoghi significativi per aiutare l’uomo ad abitare. Un luogo non è mai isolato, fa sempre parte di un ambiente più globale e deve essere concepito come un insieme di elementi che determinano un complesso d’interazioni fisiche ed emotive, intellettuali e spirituali. Prima di progettare, costruire o restaurare edifici, progettare centri urbani e pianificare un territorio dovrebbe essere doveroso, innanzitutto, rapportarsi profondamente con l’essenza del luogo. L’identificazione di quest’idea di essenza interiore del luogo fu coniata dai Latini con il Genius Loci, che potrebbe tradursi semplicemente come lo spirito, il nume tutelare di ogni luogo ovvero lo spirito che lo protegge e lo incanta.
Il Genius Loci è un mito e come tutti i miti è un linguaggio simbolico ed è importante capire come in esso è contenuta l’idea che il luogo abbia in sé l’essenza della sua autoregolazione, ovvero la sua peculiare vocazione. Proteggere e conservare il Genius Loci significa concretizzare l’essenza in contesti storici sempre nuovi. Si può anche dire che la storia di un luogo dovrebbe essere la sua autorealizzazione. Il luogo così inteso rappresenta uno spazio geografico unico, diventato storico nel tempo con una sua identità che suscita sensazioni e suggestioni non riproducibili. Al contrario, un luogo che abbia perso tali caratteristiche, per manomissioni o trasformazioni umane, diventa uno spazio anonimo, senza identità, senza più memoria ed anima. Un tempo l’uomo adattava la sua opera alle vocazioni naturali del luogo, ma da troppo tempo ormai fa l’esatto contrario, adatta cioè alle proprie esigenze ogni condizione naturale, avviandosi verso un mondo senza luoghi e senza legami topografici, facendo perdere la memoria dei luoghi, ovvero la loro vocazione. La strada da percorrere sarebbe quella di recuperare il vecchio concetto di Genius Loci al fine di progettare cambiamenti tali da non sconvolgere l’identità estetica ma anche intrinseca dei luoghi, pur attuando quelle trasformazioni ritenute necessarie.
Diventa quindi importante:
- Catalogare ed analizzare le tipologie architettoniche, le strutture urbane locali tradizionali, nonché gli elementi archeologici o di valenza culturale presenti nelle aree urbane e nelle zone rurali adiacenti.
- Considerare le caratteristiche storiche degli insediamenti nell'individuazione di nuove funzioni e cercare di preservare i vecchi edifici
- Integrare nei piani i monumenti e gli alberi secolari.
- Promuovere l'uso di tecniche sostenibili per la gestione dell'acqua, dei rifiuti e dell'energia quando è previsto il riutilizzo di vecchi edifici per nuove funzioni.
- Prolungare la vita delle strutture adottando progettazione flessibile e multifunzionale.
Privilegiare la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo
L’obiettivo primario della bioarchitettura è la progettazione di edifici per il benessere psicofisico dell’uomo, perduto ormai da anni a causa dell’utilizzo di molti materiali tecnologici di cui non si conoscono ancora gli effetti e che hanno allontanato l’uomo da quel vecchio sistema di vita saggio e naturale a cui oggi si vuole tornare.
La progettazione di edifici che riescano a soddisfare le esigenze fisiche, biologiche ed anche spirituali di chi ci abita deve saper coniugarne sapientemente struttura, servizi, colori ed odori realizzando un’armoniosa interazione tra uomo ed ambiente. Tale necessario interscambio tra interno ed esterno delle abitazioni dipende da una buona traspirazione della casa, che deve avere condizioni interne igieniche e salutari, mentre invece molte abitazioni moderne sono diventate degli involucri chiusi, senza contatti con l’esterno, che le rendono decisamente malsane. Inoltre, le emanazioni da sostanze plastiche, vernici ed altri materiali, le finestre e le porte ermeticamente chiuse, i materiali isolanti, gli strati impermeabili di vernici e collanti sintetici avvolgono la casa e non la lasciano respirare quando invece essa è come la pelle: deve poter respirare.
Salvaguardare l’ecosistema
Il concetto di eco-sostenibilità specifica come utilizzare le risorse naturali senza eccedere nel loro consumo, per evitare un totale depauperamento della natura. L’edilizia utilizza molti materiali che richiedono grandi quantità di energia per essere prodotti, realizza processi costruttivi che spesso interagiscono in modo sbagliato con le abitazioni, consumando così dal 30% al 40% di tutte le risorse naturali ed energetiche. L’edilizia, pertanto, con riferimento alla produzione dei materiali, all’utilizzo del territorio ed alla gestione degli edifici rappresenta una delle principali cause d’inquinamento. Da anni però tale settore ha iniziato ad applicare validi criteri di sostenibilità, orientati ad armonizzare l’ambiente costruito con l’ambiente naturale. Un edificio si considera eco-compatibile se l’intero processo edilizio osserva i principi della tutela ambientale, a partire dal progetto, passando per la realizzazione, l’uso e finanche alla demolizione. La salvaguardia dell’ambiente richiede alla bioarchitettura un’attenta valutazione, con il supporto delle istituzioni, dei fabbisogni abitativi, per ridurre al minimo l’utilizzo del territorio ed il cambiamento del paesaggio con corretti interventi per il recupero del patrimonio edilizio esistente.
L’edificio, già in fase di progettazione, dovrà essere concepito in modo che sia flessibile e riciclabile nel tempo fino alla fine del suo ciclo di vita, in cui potrà essere smontato e gran parte dei suoi elementi e materiali riutilizzati. La soluzione costruttiva deve consentire l’inserimento in un contesto per sfruttare al meglio le caratteristiche climatiche locali: dal sole, al vento, alle precipitazioni atmosferiche, in modo che vengano ridotti al minimo i consumi energetici e con essi l’impatto ambientale.
L’edificio “passivo” sfrutta quindi l’apporto naturale del sole per il riscaldamento tramite aperture finestrate, lucernari, pareti esposte al sole ed eventualmente anche con la realizzazione di serre solari che fungono da collettori solari. Per il raffrescamento sfrutta la circolazione naturale dell’aria attraverso un corretto dimensionamento e posizionamento delle finestrature, l’orientamento dell’edificio e l’utilizzo di schermature solari. L’edificio “attivo” per il riscaldamento utilizza sistemi tecnologici come pannelli solari per produrre acqua calda sanitaria e pannelli fotovoltaici. Per quanto riguarda i materiali utilizzati, essi devono essere naturali, privi di radioattività e sostanze nocive e devono durare nel tempo; la loro sostenibilità si riferisce infatti ad un minimo impatto ambientale nell’intero ciclo di vita.
La natura e l'ecologia
La presenza e la qualità degli elementi naturali sono condizioni fondamentali per la tutela del territorio e della sua valenza estetica. Le aree che presentano specifiche qualità naturali e paesistiche o sono parte di strutture ecologiche importanti, dovrebbero venire escluse dalle previsioni di nuovi insediamenti. L'ampliamento delle aree urbane dovrebbe basarsi sul rispetto delle aree protette. Ogni misura volta a preservare e migliorare la qualità ecologica dovrebbe venire integrata nella progettazione urbanistica fin dalle prime fasi.
La pianificazione urbana e territoriale può essere uno strumento per mantenere o aumentare il numero e la dimensione degli spazi verdi e per stimolare la biodiversità. Già in passato gli antichi Etruschi e Romani abbellivano le loro case con giardini sui tetti, attualmente questa tecnica potrebbe diventare una soluzione eco-sostenibile che porterebbe non solo alla riduzione dell'inquinamento urbano ed a benefici energetici ma andrebbe anche a mitigare il grigio del cemento. Questa tecnica viene già largamente utilizzata alcuni paesi europei da circa 20 anni e si suddivide in tecnica estensiva, per la quale sono previste prevalentemente piante grasse (vedi sezione tetto verde Ecocasa) e tecnica intensiva che corrisponde ad un vero e proprio prato verde.
Impiegare le risorse naturali (acqua, vegetazione, clima)
L’impiego di risorse come acqua, vegetazione e clima porta ad un approccio bioclimatico della progettazione architettonica che significa integrazione tra architettura, tecnologia e contesto ambientale. L’indagine sull’ambiente naturale parte dall’identificazione della posizione geografica, del clima e dei parametri meteorologici. La posizione geografica consente di calcolare i parametri solari, l’altimetria, la vegetazione e la vicinanza di mari, fiumi, zone montagnose.
Il microclima, il clima locale ed i parametri meteorologici permettono di determinare il controllo climatico passivo dell’edificio e lo sfruttamento di fonti rinnovabili quali, il sole per l’irradiamento e la dinamica delle ombre, il vento per barriere, ventilazione e raffrescamento. La presenza di vegetazione e dei bacini d’acqua possono essere sfruttati per il controllo del microclima in funzione “passiva” del riscaldamento e del raffrescamento degli edifici. La vegetazione, che può essere utilizzata per eventuali ombreggiature, influenza la ventilazione e la salubrità dell’aria e la presenza dell’acqua mitiga gli sbalzi di temperatura e influenza l’umidità relativa del luogo.
Non causare emissioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti)
È molto diffusa la consapevolezza sulla problematica dell’inquinamento dell’aria esterna nelle città, ma dell’aria contenuta all’interno delle abitazioni e nei luoghi di lavoro non industriale spesso si ignora il suo reale inquinamento. Studi compiuti in Italia ed all’Estero dimostrano che nei luoghi chiusi dei Paesi sviluppati sono presenti diverse sostanze inquinanti più rilevanti di quelle esterne, per cui in tali luoghi la situazione è più pericolosa anche perché le persone vi trascorrono l’80-90% del proprio tempo.
Le cause dell’inquinamento degli ambienti interni sono di varia natura e spesso tra di loro correlate. Numerose sono le sorgenti di sostanze inquinanti e particolarmente importanti sono le fonti costituite dai materiali di costruzione, da materiali utilizzati per l’arredo ed il corredo, da impianti di riscaldamento e condizionamento, dai prodotti per pulizia e manutenzione. Uno dei gruppi più rilevanti di inquinanti è costituito dai Composti Organici Volatili (VOC), le cui fonti principali di emissione sono rappresentati da vernici, solventi, adesivi e colle, con cui sono trattati materiali di costruzione e di arredamento.
Anche i rivestimenti tessili sono inquinanti, in quanto prima assorbono sostanze inquinanti costituite da VOC, gas ed odori presenti nell’aria poi, non appena la temperatura aumenta, li rilasciano nell’ambiente. Per prevenire l’inquinamento interno bisogna agire su più fronti a partire dalla progettazione dell’edificio. La scelta di materiali naturali non inquinanti, la traspirabilità dell’edificio, la copertura ventilata, la localizzazione degli impianti, il controllo della ventilazione con la predisposizione del doppio affaccio, la razionalizzazione dei consumi energetici e la programmazione della manutenzione possono ridurre notevolmente l’emissione di sostanze nocive. Anche l’informazione agli utenti sui prodotti da utilizzare in casa e sulle attività da considerare nocive, potrebbe ridurre notevolmente l’inquinamento.
Concepire edifici flessibili e riadattabili nel tempo con interventi di ampliamento o cambiamento di destinazione
Per un corretto approccio progettuale è oggi necessario valutare il comportamento di un edificio non solo in termini di consumi energetici e di impatto ambientale ma anche prendendo in considerazione la produzione, la demolizione ed il riciclaggio. Negli anni passati si tendeva a conservare l’immagine delle città, delle forme e dei volumi che rappresentavano la tipicità dei luoghi e l’architettura valutava come infinita la durata delle strutture e dei materiali.
Tali idee molto convenzionali dovrebbero oggi essere superate facendo riferimento a sistemi ecologici per la progettazione e costruzione di edifici con l’utilizzo massimo di risorse naturali. L’edificio non dovrebbe più essere concepito come un immobile a durata infinita, ma un “costruito” smontabile e modificabile nel tempo sia nei suoi aspetti estetici che funzionali, posizionato pro-tempore in un luogo, realizzato con materiali che potranno sopravvivere ad esso ed essere utilizzati per realizzare modifiche, per la costruzione di altri edifici o comunque in altri cicli produttivi. Per realizzare una tale tipologia di edifici in fase di progettazione dovrebbe essere previsto l’utilizzo di materiali per i quali sia possibile un disassemblaggio, ovvero che, una volta concluso il loro ciclo funzionale, sia realizzabile la loro separazione con la minima spesa per ottenere il quantitativo massimo di materiali riutilizzabili ed il minimo di rifiuti.
Concettualmente, si dovrebbe pensare di progettare un edificio costituito da strati di materiali uniti da una giunzione meccanica o incollati con adesivo debole o, comunque, con connettori reversibili. In fase di progettazione si dovrebbe prevedere anche il grado di disassemblaggio dei materiali e le relative tecniche da adottare, nonché la possibilità del riciclo di materiali eventualmente anche per usi diversi. Il riutilizzo dei materiali dovrebbe essere previsto anche nel caso di demolizione totale dell’edificio. La demolizione rappresenta una fase rilevante del processo edilizio come tutte le altre e già in fase di progettazione dovrebbe essere prevista, al fine di ottimizzare il recupero selettivo dei materiali ed il loro riciclo. La flessibilità e riadattabilità nel tempo dell’edificio è da considerarsi quasi totale nel “prefabbricato”, che rappresenta l’ultima frontiera nel mercato immobiliare. I prefabbricati ormai hanno raggiunto una valenza estetica rilevante, possono essere assemblati in pochi giorni e rappresentano forse la ricerca più avanzata a livello architettonico ed ingegneristico: è possibile attuare dei cambiamenti sia rispetto al layout della casa, sia dopo l’installazione, tutto è facilmente riadattabile.
Prevedere un diffuso impiego di fonti energetiche rinnovabili
Tra le fonti energetiche rinnovabili (energia solare termica e fotovoltaica, energia eolica, energia dalle biomasse, energia idraulica, energia geotermica) alcune hanno un rilievo applicativo molto importante nella bioarchitettura, in sostituzione o integrazione delle fonti tradizionali molto inquinanti. L’energia che si consuma per la produzione dei materiali, per la costruzione e l’esercizio degli edifici è pari al 40% del consumo globale di energia e sta aumentando notevolmente negli ultimi anni per le attività connesse al riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni.
Tale rilevante incidenza ha dato forte impulso allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate e durevoli che hanno consentito, grazie anche ad incentivi statali, la realizzazione di strutture abitative dotate di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, riducendo le spese di esercizio, conferendo all’immobile un valore aggiunto e apportando un contributo alla tutela ambientale. Anche se è possibile realizzare impianti micro eolici, il miglior modo per produrre piccole quantità di elettricità per il fabbisogno di un edificio è l’uso di impianti fotovoltaici, attraverso l’utilizzo di moduli generalmente fissati sul tetto. L’integrazione tra architettura e sistema fotovoltaico oggi non va vista come una possibilità per diffondere questa nuova tecnologia, ovvero come sviluppo industriale, ma come una necessità ambientale e di risparmio che determina un nuovo modo di progettare e costruire. Anche l’utilizzo di pannelli solari facilmente integrabili nella struttura dell’edificio per produrre acqua calda contribuisce a ridurre i consumi energetici e le spese ed a migliorare la qualità della vita, concorrendo a ridurre l’inquinamento.
Utilizzare materiali e tecniche ecocompatibili, preferibilmente appartenenti alla cultura materiale locale
La valutazione del ciclo di vita o Life Cycle assessment (LCA) di un prodotto è una metodologia in grado di individuare e analizzare gli impatti ambientali a partire dalla produzione, dall’utilizzo fino allo smaltimento e, sulla base dei risultati, di indicare le soluzioni tecniche necessarie per minimizzare il danno ambientale.
L’ILCA può essere utilizzata per stimare l’impatto ambientale complessivo di un prodotto per confrontare prodotti simili e per individuare possibili miglioramenti all’interno di un ciclo produttivo. Un materiale è ritenuto ecocompatibile se il suo utilizzo non comporta effetti negativi per l’ambiente e in generale deve avere alcuni requisiti fondamentali:
- deve essere prodotto attraverso processi energeticamente efficienti con ridottissime emissioni inquinanti;
- non deve emettere sostanze tossiche negli ambienti dopo la messa in opera;
- deve avere una lunga durata ed una alta riciclabilità al momento dello smaltimento;
- deve avere igroscopicità e traspirabilità;
- deve essere esente da radioattività;
- deve essere di provenienza locale.
La scelta dei materiali in bioarchitettura deve privilegiare quelli di provenienza locale, al fine non solo di ridurre i costi e l’inquinamento dovuto al trasporto, ma anche perché generalmente sono più adatti alle caratteristiche climatiche del luogo. Dovranno altresì essere selezionati i prodotti più largamente collaudati e utilizzarli in funzione della loro vocazione strutturale ed estetica senza fare forzature. I materiali migliori da usare in bioarchitettura sono certamente quelli naturali perché estremamente sicuri per gli utenti finali e durante le costruzioni. Se utilizzate con idonee tecniche costruttive non comportano alcun problema in termini di ponti termici, umidità, trasmissione del rumore, assicurano bassi consumi per riscaldamento e raffrescamento, non producono generalmente inquinamento e sono facilmente riciclabili.
Ciclo di vita
Il ciclo di vita di un edificio comprende diverse fasi:
- l'estrazione e il trasporto delle materie prime;
- la loro trasformazione in semilavorati o prodotti finiti e il loro trasporto nel cantiere per l'utilizzo;
- la costruzione del fabbricato;
- il periodo di utilizzo dell'edificio, con il funzionamento degli impianti e le manutenzioni dei componenti dell'edificio;
- la fine dell'utilizzo, con la dismissione che porta allo smontaggio dei componenti e al loro reimpiego o alla discarica.
Un edificio consuma energia durante tutto il suo ciclo di vita, dal reperimento delle materie prime per la produzione dei materiali edilizi, fino al momento della sua dismissione. La fase più critica è l’utilizzo dell’edificio: su un orizzonte di 50 anni, riscaldamento, climatizzazione estiva, illuminazione e produzione di acqua calda incidono, per oltre il 90%, sul consumo complessivo di energia dell’intero ciclo di vita. Considerato che l’aspetto gestionale di una costruzione edilizia influisce notevolmente sull’impatto che essa ha sull’ambiente e, quindi, sui costi diretti ed indiretti, l’architettura sostenibile ha, come obiettivo, la progettazione di edifici in grado di risolvere l’eventuale divario tra la concezione estetica-formale e quella energetica-funzionale.
Ecobilancio
La valutazione degli impatti ambientali è definita ecobilancio che considera ciascuna fase del ciclo di vita ed analizza le esternalità in spazi e tempi diversi:
- valuta nel tempo gli impatti che avvengono prima, durante e dopo l'esistenza dell'edificio stesso, ad esempio con l'estrazione delle materie prime, o quando si interviene con la manutenzione per estendere la durata dell'edificio.
- valuta nello spazio gli impatti generati in altri luoghi da quello dell'insediamento, ad esempio nei luoghi di prelievo o produzione dei materiali.
La metodologia LCA (vd. UNI 14040 Life Cycle Assessment) consente l'effettuazione di una valutazione ambientale di tipo quantitativo. Solitamente uno studio LCA viene effettuato su singoli prodotti, mentre è molto complesso (e per certi versi inutile) produrre un LCA di un edificio, poiché le variabili da calcolare sono molteplici e sono riferite a molti componenti con durate e prestazioni differenti tra loro. Per tale motivo la valutazione ambientale dell'edificio viene effettuata con una metodologia di tipo qualitativa e "multi-criteriale", con un approccio umanista e soggettivo definito come Life Cycle Thinking (previsione del ciclo di vita).
Compatibilità
Integrare l'opera nell'ambiente e nella natura, applicando il concetto di economia inteso non come il minor costo a breve termine, ma come il sistema che consente di evitare gli sprechi e le esternalità. Per fare questo occorre una visione olistica e un approccio pluridisciplinare che dia priorità al bene comune anziché al profitto individuale.
Benessere
Lo scopo del costruire è il benessere degli abitanti, inteso come uno stato psicofisico cui concorre la salute dell'individuo, l'equilibrio socioeconomico e la cura dell'ambiente. In questa visione l’edificio non è un oggetto a sé stante, slegato dal contesto, ma parte di un sistema interattivo e dinamico che considera gli elementi naturali (terra, acqua, vento, sole, vegetazione) e sociali (identità e appartenenza ai luoghi) come materiali fondamentali del progetto.
Ovviamente, è fondamentale che il costruito sia realizzato con materiale che non presenti rischi sanitari o, meglio ancora, che abbia qualità che contribuiscano a sanificare l'ambiente.
L'estetica è stata, durante i primi anni di esperienza dell'architettura sostenibile, un aspetto trascurato, sacrificato sull'altare dell'efficienza dei sistemi solari attivi (pannelli solari). Oggi ci si sforza di rendere il costruito "bello", proprio in aderenza al principio che la bellezza degli edifici contribuisce al benessere psichico delle persone.